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ASSAPORARE IL VINO NUOVO

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Gv 2, 1-11

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesú. Fu invitato alle nozze anche Gesú con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesú gli disse: "Non hanno piú vino". E Gesú rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora". La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà".Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesú disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono". Cosí Gesú diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

Charles Dodd, uno dei migliori specialisti nello studio del quarto vangelo, afferma che questo racconto, noto come "le nozze di Cana", originariamente sarebbe stato una parabola, trasformata posteriormente in "fatto accaduto".

Comunque sia, non c'è dubbio che, nel contesto del vangelo di Giovanni, si tratta di un racconto profondamente ricco di simbolismo e nel quale si riassume tutta la missione di Gesú.

Per secoli, i testi evangelici sono stati letti in due chiavi che li hanno estremamente impoveriti: l'una aneddotica e l'altra moralistica. Nella prima, ciò che si narra nei vangeli era visto come fatti che venivano a dimostrare il potere di Gesú in quanto Figlio di Dio; in realtà, come ho già detto, non erano che semplici aneddoti -seppur devoti-, senza nessun altro contenuto per il lettore. Nella seconda, il vangelo appariva come un codice di morale per rivedere la propria vita.

Queste due letture non solo impedivano di connettere con la sapienza profonda di un testo sempre attuale, ma produssero anche che quelle parole si svalutassero e perdessero interesse reale.

Di fronte a letture cosí riduzionistiche, mi sembra necessario vedere il vangelo quale libro di sapienza che insegna a vivere e a risvegliarsi.

Da questa prospettiva, il racconto che oggi leggiamo potrebbe forse riassumersi nella sintesi che segue. (Non entrerò ora nell'analisi di ciascuno degli elementi simbolici che vi compaiono. Chi vi fosse interessato può vederli nel mio libro Sabiduría para despertar. Una lectura transpersonal del evangelio de Marcos, Desclée De Brouwer, Bilbao 2012, pp 90-96, dove commento questo testo del quarto vangelo).

La religione ufficiale (sei giare d'acqua) è qualcosa di vuoto e di triste, incapace di comunicare la gioia di vivere (vino). Le persone sveglie (rappresentate nella madre, il "resto fedele") sono quelle che si accorgono di questa carenza, rimandando a Gesú, con le parole con cui il popolo ebreo, nel deserto, accettò l'alleanza sul Sinai: "Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!" (Libro dell'Esodo 19,8).

Gesú è presentato come chi apporta vita e gioia -"vita in pienezza", dirà piú avanti lo stesso vangelo-, attraverso la sua "ora" (nella sua morte-risurrezione): è appunto quando offre sé stesso interamente che si fa visibile la Vita che la morte non può distrurre.

Non è strano che il racconto finisca con l'avvertire che questo fu il primo segno -di un totale di sette, il numero perfetto, che riferirà questo vangelo- e che fu cosí che "manifestò la sua gloria".

La "gloria" non è che lo splendore e la bellezza di Ciò che è, che si manifesta in ogni situazione in cui diventa patente la Vita e l'Unità.

"Gloria" è, quindi, un altro nome della nostra vera identità. Ciò che è, è Gloria, Bellezza e Amore. E ciò che è, è ciò che siamo tutti nella nostra realtà piú profonda.

Quello che accadde a Cana è una descrizione di quello che accade quando connettiamo con ciò che, oltre le apparenze, realmente siamo. Cana è ciò che accade ogni volta che ci risvegliamo dall'inganno che fa sí che ci riduciamo alla mente; allora "tocchiamo" la Vita che siamo: in questo momento stiamo finalmente assaporando il vino nuovo, il migliore.

 

Enrique Martínez Lozano

www.enriquemartinezlozano.com

Traduzione: Teresa Albasini

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